lunedì 23 gennaio 2017

Essere mamma ai tempi del terremoto - parte 2

I giorni passano, provi a fartene una ragione. Cerchi di ricominciare a dormire la notte, con fatica, anche se ti addormenti vestita e non usi più il pigiama nemmeno per tua figlia.
Hai sempre una borsa vicino alla porta, in caso di emergenza. Le scarpe più semplici da indossare sono lì in fila pronte per essere usate. Acqua e un po' di cibo ogni sera, vicino ad ogni letto.
"Potrebbe servire nel caso la casa dovesse crollare" dici a tuo marito che ti guarda come fossi un extraterrestre.
Intanto tieni a bada la paura, salti ad ogni nuova scossetta che senti, ad ogni folata di vento, ad ogni vibrazione.

Passa altro tempo, ricomincia la scuola. Cerchi di capire il piano di evacuazione, cerchi di sapere le maestre come stanno, se hanno il sangue freddo che hai tu. D'altronde tua figlia deve ancora compiere 4 anni, così come altri bimbi in classe sua. Devi fidarti, la lasci andare. La guardi camminare verso la porta, con la sua piccola schiena che sorregge lo zainetto ancora troppo grande per lei. Ti senti impotente.
Devi lasciarla andare, ma vorresti stringerla a te. La guardi ancora un po', poi prendi la strada di casa.

Passa un altro mese, dormi ancora vestita, ma per qualche strana ragione cominci a stare meglio e pensi che, magari, la puoi togliere la borsa davanti alla porta, ma per sicurezza la tieni lì un altro po', tanto a chi dà fastidio?

Poi all'improvviso, mentre sei tranquilla sul divano eccolo di nuovo.
Il terrore.
Quella vibrazione è più vicina. Si è avvicinato. La senti dalla piante del piede, viene su lentamente e ti prende le gambe, lo stomaco, il cuore la mente.
Sono le 19:11, Vai velocemente da tua figlia.
Manteni la clama, ti dici.
"Mamma sei qui?"
"Certo tesoro. Cosa fai?" cerchi di sdrammatizzare.
Guardi il pavimento, sembra oscillare, ma non sai se è la tua vista che trema.
Guardi la porta, si muove lenta, si socchiude.
Senti i rumori, il crepitio dei muri che si aprono feriti da quelle vibrazioni.
"Gioco, mamma. Vuoi giocare con me?" tua figlia ti riporta alla realtà
"Certo, tesoro. Certo" dici cercando di sembrare tranquilla.
Giochi con la tua bambina, fai finta che sia un giorno normale.

Sono quasi le 20. Ti costringi ad andare a preparare la cena. La morsa che ti attanaglia lo stomaco ti dice che non è una buona idea. Ma tu hai una figlia, lo devi fare. Provi a cucinare, fai quello che puoi.
Dai ormai è fatta, pensi. Non può ritornare.
Ma sei inconcludente. Smetti di cucinare.
"Non ho controllato i muri" sussurri. Sali le scale. Tuo marito ti rassicura
"Stai tranquilla, ho controllato io amore. è tutto a posto".
Cerchi di crederci, ma tu non ti senti a posto, anzi.

Torni a cucinare. Vi sedete a tavola e mangiate molto più tardi dell'abituale.
La cucina è al piano terra e nessuno ha voglia di salire ai piani superiori. Quindi vi attardate più del solito, scambiate delle chiacchiere seduti a tavola.

Quando lo senti.
Il boato, più forte degli altri. Guardi tua figlia, non esiti un attimo.
Sotto al tavolo
"Giochiamo a nascondino, Penelope. Va bene per te?"
"Sì mamma a nascondino sotto al tavolo con te e papà che siete i miei amici".
Ti butti su di lei fai quello che puoi per proteggerla, ma in quel caso quello che puoi equivale a niente, quando sotto di te senti la forza distruttrice che percorre ogni tuo nervo.

Gli occhi vanno subito alla borsa che avevi preparato tempo prima e che piano piano hai provveduto a modificare col vestiario più pesante.
"Andiamo via," dici a tuo marito "non ci dormo qui, andiamo via".
Prendi quel poco che hai preparato e chiudi la porta. Fai un'immensa fatica a lasciartela dietro. La tua casa, quella che hai cercato con tanto amore, che hai dipinto tu, parete per parete, la tua prima casa, quella che ti pagherai per 30 anni, i sacrifici di una vita.
Ti sembra di abbandonare un pezzo di te dietro quella porta. Le chiedi scusa col pensiero. In fondo ha resistito. Ma tua figlia è più importante.

Trovi ospitalità in una casa antisismica. Per i tre seguenti giorno sei un po' più tranquilla, la notte riesci a riposare. Finché non pensi Torniamo a casa, non possiamo essere ospiti per sempre.

Riapri la porta di casa, la trovi ancora più bella di quanto ricordavi, sei stata via solo due giorni, sembra passato un anno.



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