sabato 19 marzo 2016

Ma quando lo fate il secondo?

Questa domanda sarà capitato di ascoltarla un po' a tutti nella vita. Io me lo sento dire pressoché ogni giorno, da gente che conosco, da gente che non conosco e da gente che non avrei nemmeno immaginato. Il primo impulso, soprattutto quando non conosco le persone, sarebbe quello di rispondere seccamente con "non sono mica fatti suoi!", ma l'educazione che mi è stata impartita me lo vieta fermamente. Così mi limito a dire "non ci sarà nessun secondo figlio". A questo punto le reazioni sono le più varie, si passa da "siete proprio egoisti a lasciarla sola" a dei "vabbè, ma è presto per dirlo. Vedrai che cambierai sicuramente idea!".
Non sono una persona che si fa condizionare molto dai giudizi delle persone, però questo è uno di quelli che mi tocca di più. In generale, mi dispiaccio della poca sensibilità della gente nei confronti di una famiglia (non necessariamente la mia, quella di qualunque giovane genitore), che sicuramente fa dei sacrifici fisici, mentali, economici, di tempo. Il mio interlocutore non sa e non saprà mai quali sono le motivazioni, le  paure e le ferite che hanno portato me e mio marito a fare una scelta del genere.
Non credo però che un fratello/sorella sia sempre lì a salvarti la vita o a darti una mano. Fortunatamente esistono le relazioni sociali che sono spesso indipendenti da quelle familiari. Capita spesso di poter contare più facilmente su un amico che su un fratello (o sorella che dir si voglia), capita altrettanto spesso di dover risolvere i propri problemi da soli, senza che nessuno ne sia a conoscenza. Essere figli unici non è una condanna a morte. Così come non lo è avere dei fratelli. Sono scelte personali e ragionate.
Non tutti sono fatti per avere dei bambini. Io, vuoi perché sono lamentosa, vuoi perché i sacrifici (quelli veri) li ho fatti e  ne ho fatti tanti durante la mia infanzia e la mia adolescenza, ritengo che una figlia sia sufficiente e sufficientemente stancante e sono terrorizzata dal non poterle dare il giusto sostentamento.
Risposte alle domande più comuni:


  • Sono egoista perché non voglio privare mia figlia di un viaggio all'anno e di uno sport? Bene, ci sto, ma lasciamo che sia lei a dirmelo. 
  • Cambierò sicuramente idea? Mi fa piacere che il mio interlocutore sappia quello che penso prima di me.
  • Me ne pentirò? Può essere, ma sarò io a fare i conti con la mia coscienza.Non so cosa mi perdo? Certo, ne sono consapevole. Ma so perfettamente quello che NON perdo.
  • Andrò all'inferno perché non compio la volontà di Dio? Beh, i tempi in cui si ricamava sulla camicia da notte "no lo fo per piacer mio, ma per dare figli a Dio" sono fortunatamente andati. Dio sa benissimo il motivo delle mie scelte... anzi, lo sapeva da prima che venissi al mondo (è onnisciente e misericordioso, no?). In ogni caso, questa è sicuramente la domanda che mi preoccupa di meno! Eheh
  • Avrò una figlia viziata? Questo dipende da me e sono certa che così non sarà, visto che a soli 3 anni si è guadagnata ogni suo traguardo e ogni nostra concessione.Se anche fosse, sarò io a dover vivere con lei ogni giorno.


Quindi non vedo perché, visto che in ogni caso sarò IO a pagare le conseguenze delle mie scelte, qualcuno (chicchessia) debba mettere bocca nelle mie scelte personali e nelle mie decisioni.
L'unica che potrà muovermi critiche e obiezioni sarà soltanto mia figlia. E a lei sì che dovrò spiegazioni. Ogni spiegazione che vorrà. Perché io non sono la mamma del "perché sì", forse proprio perché ho una figlia sola e tanto tempo per spiegarle ogni cosa.

Vi lascio un articolo uscito qualche tempo fa su "La repubblica" che ho letto davvero con molto piacere!

P.S. per me stessa,
vedi di ricordarti queste cose quando sarai anziana (o più grande ;) ) e sentirai l'irrefrenabile bisogno di immischiarti nella vita altrui!

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